
Quando il caro energia incontra la transizione ecologica, la risposta non può che essere sistemica. È quanto emerge dal recente via libera della Commissione Europea al meccanismo “Energy Release 2.0”, proposto dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE). Una misura che va oltre il semplice sostegno economico: apre una stagione nuova per il rapporto tra industria, politica energetica e trasformazione ambientale.
Un aiuto, sì, ma condizionato all’azione
Il principio su cui si fonda Energy Release 2.0 è chiaro: fornire energia a prezzo calmierato (65 €/MWh) ai grandi consumatori, in cambio di un impegno concreto nella generazione rinnovabile. Non un incentivo a fondo perduto, ma un patto: ciò che si risparmia oggi deve essere restituito domani, in forma di nuova energia pulita. Una logica di restituzione che responsabilizza l’impresa, la proietta nel lungo periodo e ne rafforza la competitività sostenibile.
Un’occasione di apertura per le imprese energivore
Grazie a una modifica chiave del provvedimento, l’obbligo di restituzione può essere affidato a soggetti terzi selezionati tramite asta GSE. Un passaggio che non alleggerisce l’impegno, ma lo rende più accessibile, permettendo alle aziende di attivare partner qualificati nella realizzazione o nel finanziamento di impianti rinnovabili. È qui che il ruolo degli operatori energetici si intreccia con quello delle imprese industriali, generando alleanze progettuali più strategiche e meno tattiche.
Una nuova grammatica della competitività
Energy Release 2.0 sembra inaugurare una grammatica diversa della competitività industriale: non più solo efficienza e prezzo, ma anche coerenza con gli obiettivi di decarbonizzazione e contributo alla resilienza del sistema Paese. In questo scenario, l'energia non è solo una voce di costo: diventa infrastruttura di visione, strumento per attrarre investimenti, presidiare le filiere strategiche e garantire occupazione.
Silenziosamente nel mezzo: il ruolo degli attori di frontiera
C’è un ruolo che non si impone ma agisce: quello di chi supporta le imprese nel capire e cogliere il significato di queste trasformazioni. Non servono slogan, ma competenze tecniche, sensibilità regolatoria e capacità di progettazione integrata. È il terreno in cui si muove Solexpert, al fianco delle imprese che vogliono investire in impianti fotovoltaici o partecipare attivamente alla creazione di nuova capacità rinnovabile, anche in logica CER o in collaborazione con soggetti terzi.
L’orizzonte si sposta: dalla compliance alla strategia
Energy Release 2.0 mostra con chiarezza che non basta più adeguarsi alla normativa: oggi è il contesto stesso a premiare chi sa fare della transizione un vantaggio competitivo. La sfida non è solo tecnica o finanziaria, ma culturale: capire che l’energia è diventata leva di governance industriale. Per questo serve un cambio di passo: dal subire l’energia, al progettarla.